industria 4.0

Quattro punto zero: una svolta lenta, ma costante.

Impresa Smart 4.0. La trasformazione digitale del manifatturiero, a prova di pandemia.

Facciamo insieme il punto sulla trasformazione digitale italiana, grazie ai risultati della ricerca Impresa Smart 4.0 svolta dal Laboratorio di Ricerca RISE dell’Università degli studi di Brescia.

La ricerca “Impresa Smart 4.0”, incentrata sull’erogazione di un questionario online destinato alle aziende manifatturiere, di differenti dimensione e settore e dotate di almeno uno stabilimento produttivo in Italia, ha valutato il livello di conoscenza e di effettiva adozione delle tecnologie digitali a supporto dei processi di business. Appena conclusa, la ricerca fornisce dati sulla base di 165 questionari compilati da un panorama abbastanza vasto (52% grandi, 28% medie, 20% piccole e micro imprese), situate principalmente in nord Italia. La compilazione ha permesso alle imprese di ricevere un feedback immediato sul proprio livello di maturità digitale.
Quest’anno il focus è stato sugli effetti della pandemia da Covid 19, relativo impatto sull’esercizio 2020 e, in previsione, 2021. Scopriamo insieme i primi risultati:

  • Quasi tutte le aziende hanno fatto fronte alle sfide, convertendo in remoto riunioni e lavoro della classe manageriale.
  • Poche, invece, sono riuscite a remotizzare, o almeno controllare, le attività produttive con efficacia.
  • L’atteggiamento nei confronti del 4.0 resta positivo: la maggior parte delle imprese è convinta che possa costituire una leva fondamentale per rivitalizzare il settore manifatturiero.
  • Una percentuale minima considera la trasformazione digitale unicamente come un’opportunità per il rinnovo dei macchinari esistenti. 

Le imprese italiane sono quindi pronte al 4.0 ?

Sembra di no. Il giudizio dei partecipanti lascia emergere la percezione del ritardo e dell’arretratezza italiana nell’adozione delle tecnologie digitali, o delle misure utili al rinnovamento digitale. Insomma, il 4.0 è una rivoluzione importante, ma non alla portata di tutti. E l’Italia è molto al di sotto della media degli altri paesi.
Non tutto è perduto! È infatti in aumento la propensione delle imprese a valutare e considerare applicabile il paradigma 4.0, e l’adozione di un numero di tecnologie superiore in contemporanea (analytics, Iot, robotica collaborativa). Un progresso rispetto agli anni precedenti, anche se la ricerca sottolinea un andamento più lento del previsto: aumentano con calma le tecnologie 4.0 adottate, e cresce con moderazione la consapevolezza.

Emergenza ritardatari

Più di un terzo delle aziende censite dalla ricerca RISE resta effettivamente indietro nel cammino di trasformazione digitale.
Per fortuna, aumenta lentamente il numero delle imprese virtuose, capaci di implementare le tecnologie digitali e al contempo le competenze necessarie. Per integrare le soluzioni innovative con l’architettura informativa preesistente. Le aziende virtuose, circa il 20% delle partecipanti, sommate alle aziende beginners (che hanno cioè appena approcciato il percorso di innovazione) costituiscono il 45% del campione preso in esame. Circa la metà delle imprese campione sta quindi procedendo in maniera spedita nel percorso di trasformazione digitale, intravedendo il risultato finale.
L’altra metà però è ferma.

E il contesto pandemico? Che ruolo ha o ha avuto?

La correlazione tra maturità digitale e capacità di fronteggiare il momento pandemico è ormai evidente. La relazione positiva tra attenzione alla Digital Transformation e fiducia nel recupero economico tra 2020 e 2021, altrettanto. Nei cluster più digitalmente avanzati è percepibile la convinzione di poter recuperare quanto perso nel 2020, proprio grazie alle tecnologie digitali 4.0. Le imprese digitali, quindi, sono più le più ottimiste!

Perché?

Le imprese virtuose sono anche le più fiduciose, poiché le nuove tecnologie permettono la remotizzazione di processi e attività, assicurando eventuale riconversione di impianti e macchinari in caso di imprevisti. La trasformazione digitale è quindi in grado di supplire ai modelli di business più tradizionali, integrando le attività dell’azienda proprio nel momento del bisogno e creando modelli di lavoro nuovi o complementari.

Cosa serve alle aziende per rendere effettiva l’adozione delle tecnologie digitali?

Prima di tutto personale motivato, preparato e in grado di capire i benefici del 4.0. Collaboratori in grado di coordinare e abbracciare la Digital Transformation a tutti i livelli e in tutte le mansioni. Per agire d’anticipo in questo campo, sarebbe meglio poter usufruire di un sistema educativo in grado di formare i giovani talenti, già a partire dalla scuola. Maggiori incentivi da parte del governo -compresa la prosecuzione delle misure di sostegno agli investimenti digitali- costituiscono inoltre un presupposto necessario per la maggior parte dei partecipanti al sondaggio, insieme alla presenza di un buon ecosistema di partner affidabili.

Chi si occupa di guidare la trasformazione 4.0 in azienda?

A guidare la trasformazione digitale restano spesso Direzione e CIO, solo in alcuni casi coadiuvati da dipartimenti strettamente legati agli interventi innovativi (Operations e R&D).
Gli sforzi di investimento, purtroppo, vengono sovente frenati dalla mancanza di risorse umane dotate delle skills necessarie. Un aspetto che rischia di allargare la forbice (già ampia) tra le aziende effettivamente in grado di sviluppare la trasformazione internamente, magari acquisendo le nuove competenze dall’esterno, e quelle che non riescono ad andare oltre alla volontà di cambiamento.

Conclusioni: meglio parlare di transizione

La denominazione Industria 4.0 ha subito negli anni un cambiamento sostanziale, estendendosi oltre l’industria, abbracciando tutti i processi aziendali, creando una rete tra le imprese. Meglio quindi parlare di transizione digitale, intesa come nuovo percorso e non più come la singola applicazione di una tecnologia innovativa al processo industriale. L’impatto di Covid 19 ha già impresso un’accelerazione alla consapevolezza ed agli investimenti delle imprese e all’esigenza di creare un percorso formativo per profili più in linea con le loro esigenze.

Ora, non resta che agire. ?

Credits: Agenda Digitale